biologica

Fino a qualche anno fa ci chiedevamo quando mai l’Altra Cucina, quella biologica, macrobiotica, naturale, “diversa”, avrebbe fatto breccia sulla tavola della famiglia italiana come nuovo modello di alimentazione.
Oggi questo è finalmente realtà ma, come per ogni fenomeno che ha sviluppi improvvisi e crescite incontrollate, nasce l’esigenza di fornire le cognizioni indispensabili per chi desideri anche solo “navigare a vista” nell’oceano dell’Altra Cucina.

Gli alimenti biologici sono derivati da agricoltura biologica, cioè senza l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi nelle varie fasi della coltivazione, trasformazione e stoccaggio. Sono vietati perciò diserbanti, insetticidi, fungicidi, fertilizzanti, coloranti e conservanti non naturali, cioè prodotti sinteticamente in laboratorio.

I primi vagiti di un movimento biologico risalgono alla fine del XIX secolo, quando nascono a Berlino le Reform Haus, che commercializzano prodotti dietetici, e combattono l’alcolismo proponendo un regime dietetico basato su pane integrale, frutta e verdura senza additivi. Saranno poi le teorie di Rudolf Steiner (1861-1925) a porre le basi dell’agricoltura biodinamica, sviluppata poi dai suoi discepoli. Molto influenti negli anni ’30-’40 gli inglesi Sir Albert Howard e Lady Eve Balfour, che pubblica nel 1943 ‘The Living Soil’ e fonda nell’anno seguente la Soil Association, oggi la più importante organizzazione di produttori biologici della Gran Bretagna. In Italia viene fondata a Milano nel 1947 l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. Al 1954 data la prima marchiatura di prodotti biodinamici nella RFT. Ma il grande sviluppo del movimento biologico deve gran parte della sua fortuna alla diffusione dei movimenti ambientalisti in particolare negli ultimi 10-15 anni, uniti alla nuova ricerca di armonia con la natura propugnata dal movimento New Age.

Esistono tre tipologie di etichettatura dei prodotti ottenuti da agricoltura biologica 1. dicitura “da agricoltura biologica” posta nella denominazione di vendita nel caso in cui almeno il 95% degli ingredienti di origine agricola sia biologico 2. non è ammessa la dicitura “agricoltura biologica” nella denominazione di vendita ma solo nell’elenco degli ingredienti, con obbligatoria la dicitura “x% degli ingredienti di origine agricola è stato ottenuto conformemente alle norme della produzione biologica”. La percentuale di ingredienti di origine biologica non deve essere inferiore al 70% e i restanti ingredienti devono essere comprese nelle liste positive comunitarie che identificano i prodotti ammissibili 3. “prodotti in conversione all’agricoltura biologica” dicitura ammessa per prodotti con un solo ingrediente di origine agricola coltivato da almeno dodici mesi in conformità alle norme di produzione biologica. Anche i questo caso i restanti ingredienti dovranno essere compresi nelle liste positive. Ricordiamo che per essere definito “proveniente da agricoltura biologica” un prodotto deve essere ottenuto in terreni che abbiano superato un periodo di conversione della durata di almeno due anni per colture annuali e tre anni per le colture perenni. Ogni etichetta deve inoltre obbligatoriamente registrare la sigla dell’organismo di controllo (sigla dell’Italia seguita da tre lettere IT XXX), il codice del produttore e il codice del prodotto.