galateo

Il termine “galateo” deriva da Galeazzo (Galatheus) Florimonte, il vescovo di Sessa che suggerì nel XVI secolo a Monsignor Giovanni della Casa di scrivere il trattato:
“Galateo overo de’ costumi – L’eleganza del comportamento è conseguenza di un sereno dominio delle inclinazioni naturali…”

Grazie al successo straordinario della pubblicazione, “galateo” divenne la parola usata per indicare un complesso di regole di buona creanza.

Al capitolo quinto si può leggere:
“…Dee adunque l’uomo costumato guardarsi di non ugnersi le dita sì che la tovagliuola ne rimanga imbrattata…I nobili servidori, i quali si essercitano nel servigio della tavola, non si deono per alcuna condizione grattare il capo né altrove dinanzi al loro signore quando e’ mangia… Quando si favella con alcuno, non se gli dee l’uomo avicinare sì che se gli aliti nel viso…”

Al capitolo diciannovesimo si può leggere:
“Non istà bene grattarsi, sedendo a tavola…
Non istà medesimamente bene a fregarsi i denti con la tovagliuola, e meno col dito…
E chi porta legato al collo lo stuzzicadenti, erra senza fallo…”